Da La Stampa del 12 Agosto 2020
L’articolo del notaio Andrea Ganelli ha messo al centro del dibattito politico la definizione della “personalità” del Candidato Sindaco e non la “persona”. Definire il profilo è più importante di quanto individuarne il nome. Non mi sottraggo a questa sfida per quanto ho potuto vedere nella mia esperienza politica, ma più ancora in quella di cittadino immerso nella vita della comunità di appartenenza.
La crisi profonda in cui vive la nostra città, figlia di eventi socio economici devastanti e dell’incapacità dell’attuale amministrazione di affrontarne gli effetti, richiede un Sindaco con caratteristiche precise.
La prima è quella di avere una visione di lungo periodo. La programmazione dell’azione di una amministrazione non può esaurirsi con la durata prevista dalla legge, ma deve avere l’ambizione di immaginare come sarà la città nei 15-20 anni successivi. Prova ne sia il piano strategico nato con il Sindaco Castellani che ha guidato la politica cittadina per almeno 20 anni.
La seconda è quella di essere in grado di riportare Torino sui palcoscenici internazionali. Torino non può limitarsi alla cinta daziaria. Torino ha bisogno di respirare l’aria che si respira nelle città europee e del mondo, dialogando e confrontandosi con città che vivono situazioni simili alla nostra e a cui hanno dato risposte diverse e vincenti.
La terza è quella di conoscere e saper affrontare le sfide ambientali che oramai non sono più procrastinabili. L’economia circolare, la lotta agli sprechi, la riduzione e il riuso delle risorse ambientali non sono soltanto argomenti ambientalisti ma sono vere e proprie sfide di sopravvivenza per il genere umano. E una città come Torino deve essere all’avanguardia nell’affrontarle e risolvere.
La quarta è quella di saper gestire sistemi complessi, in cui l’utilizzo dei fondi pubblici e la cura delle risorse umane sia improntata alla massima trasparenza e i risultati siano chiaramente misurabili e valutabili dai cittadini.
La quinta è la capacità di riconoscere i diritti come “materia imprescindibile” della convivenza urbana. Deve saper affrontare le questioni delle periferie urbane e delle periferie umane con empatia senza limitazioni ideologiche, deve riconoscere e tutelare le libertà di genere, di espressione, di affetti, di crescita personale ed economica di ciascuna persona che viva in questa città.
Concludo osservando che non può essere l’etichetta “civica” o “politica” a determinare se una donna o un uomo ha queste caratteristiche. Se Torino merita il miglior “dottore” al suo capezzale, questo non può avere nessuna etichetta.
Massimiliano Orlandi
ex Consigliere Comunale